giovedì 16 maggio 2019

Fontana della Vittoria o delle Sirene

dall' Orto Botanico di Portici 

  • Focus sulla Fontana della Vittoria o delle Sirene 

Commissionata  da Carlo III di Borbone,  l'opera fu  eseguita sotto Ferdinando IV.
Autore dell'opera lo scultore Joseph (Giuseppe) Canart, di origine francese (secondo alcuni fiammingo), fu scultore e restauratore attivo a Roma agli inizi del '700. Fu allievo del famoso scultore Camillo Rusconi, dal quale apprese la capacità di stemperare la drammaticità barocca nella solennità classicista. Si specializzò nel restauro archeologico lavorando per i Farnese a Roma.

Arrivò a Napoli nel 1739, impiegato come esperto “scultore statuario” specializzato nelle integrazioni di reperti antichi, su proposta del conte Giovanni Porta, agente della corte borbonica a Roma. Fu dunque inviato a Portici dove operò come principale responsabile dei restauri dei numerosi pezzi di spoglio provenienti dagli scavi, nonché divenne consulente per la scelta dei marmi da acquistare per la costruzione delle varie residenze reali.
La sua attività di restauratore e le sue idee sulla conservazione ispirarono Carlo III riguardo la promulgazione della “Prammatica” con la quale il sovrano legiferò in merito alla tutela dei beni archeologici del suo regno.
Canart ebbe inoltre un ruolo di primo piano anche nella conservazione dei dipinti, di cui fu il primo a proporre lo stacco delle pitture e dei mosaici.
Tra le opere che egli eseguì ex novo, a parte la Fontana delle Sirene, ricordiamo la Statua della Fortuna (risalente agli anni ’40, poi scomparsa) per l’ampliamento del porto di Napoli, e quella di S. Carlo (eseguita tra il 1751 e il 1753) per la Cappella Palatina della Reggia di Portici.

Che fascino  queste sirene !



Finissimo lavoro di scultura composto da una vasca circolare al cui centro si eleva un piedistallo formato da quattro grosse volute su cui sono morbidamente posati, alternati tra loro,  due Sirene e due Tritoni dalla doppia coda, negli spazi ricavati tra le volute, vi sono quattro elementi vegetali da cui zampilla l'acqua; le volute si ripetono dietro la testa delle Sirene e dei Tritoni .  Il tutto è sormontatao dalla statua della dea Flora, una " Vittoria " di provenienza ercolanese il cui originale è stato collocato dopo il restauro, nella Sala della scultura dell' Herculanense Museum.











martedì 14 maggio 2019

La Reggia e l' Orto botanico di Portici meraviglia di paesaggio e architettura .


Iniziamo dal monumento fulcro del cosidetto Miglio d'Oro, quel tratto di strada che si trova lungo il tracciato costiero dei comuni vesuviani a partire da San Giorgio a Cremano fino a Torre Annunziata, costellato da un patrimonio immobiliare di 200 ville nobiliari di cui 120 sotto tutela dell' Ente Ville Vesuviane : La Reggia di Portici e il suo meraviglioso parco e Orto Botanico .

L' Orto Botanico di Portici è Parte del parco della Reggia, voluta dal re Carlo di Borbone nel 1738. Il parco fu disegnato da Antonio Medrano e Francesco Geri e fu impiantato sulla colata lavica del 1631 con cospicui lavori di sistemazione del suolo e la messa a dimora di alberi d’alto fusto. 
Furono così realizzati due giardini ornamentali di circa 9.000 mq, a monte e a valle della villa reale. Con la destinazione della Reggia, nel 1872, a sede della Reale Scuola Superiore di Agricoltura, nel bosco superiore fu creato, per iniziativa di Nicola Antonio Pedicino, un Orto botanico di 7.400 mq, da lui diretto dal 1873 al 1877. Sotto la sua direzione il giardino preesistente fu trasformato per renderlo idoneo alle finalità scientifiche e didattiche della istituzione e già nel 1875 fu pubblicato un primo Index Seminum, il primo catalogo dei semi ivi prodotti. Nel ’77 fu costruita anche una serra in ferro e vetri a ridosso del muro di cinta del Belvedere, che si integrava elegantemente nel contesto del giardino storico.
Gli eventi bellici della seconda guerra mondiale danneggiarono pesantemente l’Orto botanico, successivamente restituito alla primitiva dignità e bellezza.
Dell'impianto originario dei giardini rimangono oggi le opere architettoniche: cassoni per le piante, muri di cinta, busti marmorei e fontane, aiuole specializzate, vasche con piante acquatiche e la Serra Pedicino. L’esposizione botanica è organizzata per distribuzione geografica e tipologie ambientali: vi si allevano conifere, flora del Mediterraneo, magnolie e piante provenienti dal Centro e Sud America, Australia, Sudafrica e di origine euroasiatica. La Serra Pedicino, restaurata nel 2000, ospita una collezione di piante epifite. Una struttura in pietra accoglie la Primula palinuri, endemica in Campania, Basilicata e Calabria.
Adiacente al giardino storico e all’ombra dei lecci, il giardino delle felci è uno degli angoli più suggestivi dell’Orto. Poco discosto è un palmeto che ospita venticinque diverse specie ed esemplari di Plumeria e di Grevillea robusta.
La serra delle “succulente” è una perla dell’Orto. Vi si coltivano oltre 400 specie provenienti dai deserti africani e americani .  
L’Orto botanico e il bosco insieme costituiscono un eccezionale documento di una cultura museale in cui la natura e la storia si saldano, unendo le qualità del museo scientifico, del giardino storico e del sito archeologico.
Al verde strutturato ed antropico del giardino storico, si contrappone la natura quasi selvaggia del bosco circostante, intitolato al botanico napoletano Giovanni Gussone. Il bosco presenta un aspetto naturale in pieno contrasto con la invasiva urbanizzazione dell’ambiente circostante e rappresenta un museo vivente delle formazioni vegetali mediterranee spontanee.






Fontana della Vittoria o delle Sirene

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